Un incubo trasformato in fiaba

La ragazza contattata da una “madame” arriva in Italia cinque anni fa, raggiungendo la Francia via mare e poi Roma con il treno, qui la “madame” la informa che dovrà lavorare in strada per ripagare il debito (le spese di viaggio e gli eventuali documenti).
Lavora due anni a Roma poi fugge e si rifugia a Palermo da un’amica dove ancora lavora in strada per poter vivere ma cerca una via di uscita e si lega ad un gruppo di Testimoni di Geova, presa dalla polizia mentre dormiva in casa dell’amica viene trasferita al Centro di Permanenza Temporanea di Restinco (BR).

Denuncia volontariamente lo sfruttamento di cui era vittima ed entra nel progetto Art. 18 “Libera” della Provincia di Lecce, per problemi di spazio viene trasferita a Foggia ed inserita nel progetto “Roxana” (marzo 2002).

Diventa in poco tempo una giovane donna allegra e collaborativa che segue con costanza un cammino spirituale assieme ad un nuovo gruppo di Testimoni di Geova in provincia di Foggia ed attende con ansia la sua regolarizzazione per iniziare a lavorare regolarmente.
L’ottenere il passaporto di T. ha procurato non pochi problemi per l’atteggiamento molto restrittivo che ha assunto l’Ambasciata nigeriana in conseguenza della nuova legge sulla regolarizzazione degli immigrati (la cosiddetta Bossi-Fini).

Desiderio della ragazza è trasferirsi in una struttura di accoglienza del nord Italia, per avere maggiori possibilità di inserimento lavorativo.
Ottenuto il passaporto, viene trasferita nell’ottobre 2003 in una casa di accoglienza del progetto Art. 18 “Primavera” di Pistoia e dopo un breve periodo di assestamento e ricerca attualmente lavora presso una struttura alberghiera.

Negli ultimi mesi, ha manifestato la voglia di incontrare nuovamente gli operatori del progetto “Roxana” e, in tale occasione, ha raccontato la sua esperienza di vita in chiave fiabesca.
Questo evidenzia la capacità di T. di ripercorrere gli eventi vissuti con occhio critico elaborando ogni momento passato, giungendo ad un lieto fine.